Notizie (e curiosità) dal Sud Est Asiatico #19
Essere giornalisti in Sud Est Asiatico, le storie di due italiani che vivono qui e altre curiosità
Subito dopo aver mandato l’ultima newsletter, sono successi alcuni degli avvenimenti più drammatici che hanno sconvolto la regione ultimamente. In Indonesia, 125 persone sono morte dopo una partita allo stadio. In Thailandia, un ex poliziotto ha ucciso 34 persone, tra cui 23 bambini, la moglie, il proprio figlio e se stesso. È stato uno dei più tragici massacri al mondo che hanno coinvolto bambini negli ultimi anni. In questa newsletter, però, parleremo di altro. Purtroppo su queste notizie, non c’è molto altro da dire se non quello che potete leggere negli articoli linkati.
In questa edizione, parleremo di quanto possa essere pericoloso essere giornalisti in questa regione e troverete anche una nuova rubrica: “Italiani in SEA”, dove ogni mese racconteremo storie interessanti di italiani che abitano in giro per il Sud Est Asiatico. Se volete raccontare la vostra storia, o conoscete qualcuno da farmi intervistare, rispondete pure a questa email! :)
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Giornalismo e potere
C’è chi impugna armi… e chi impugna penne. In Myanmar, dopo il colpo di stato militare del Febbraio 2021, i giornalisti non hanno più avuto vita facile. Il New York Times ha seguito una reporter quindicenne in una sua giornata tipo. Khaung esce con la sua chitarra, per avere una copertura nel caso venga beccata dall’esercito, e dopo ogni intervista carica tutti i file su un cloud e cancella tutti i dati dal telefono per non mettere in pericolo i ribelli che lottano contro l’attuale dittatura militare.
Il Myanmar è diventato uno dei posti più pericolosi al mondo per i giornalisti. 67 reporter sono attualmente in prigione e più di 140 sono stati arrestati da quando il nuovo governo si è insediato. Reporter Senza Frontiere, nel suo index di libertà di stampa, ha classificato il Paese 176esimo, meglio solo di Turkmenistan, Iran, Eritrea e Corea del Nord.
Ma come se la cavano gli altri paesi del Sud Est Asiatico?
Il Vietnam è il terzo paese al Mondo con il più alto numero di giornalisti in prigione, subito dopo Cina e Myanmar. Al momento, 38 persone sono detenute. Ma non solo, dal 2016 il Vietnam ha anche una forza militare speciale, composta da 10 mila soldati e chiamata Force 47, il cui unico scopo è influenzare l’opinione pubbica e mettere a tacere opinioni contrarie al pensiero del partito comunista. Gli esperti dicono che Force 47 sia il più grande e sofisticato network di influencer su Facebook di tutto il Sud Est Asiatico. Infatti la task force non solo cerca di contrastare le critiche, ma crea attivamente profili e pagine propagandistiche sui social media sotto falso nome per influenzare l’opinione pubblica.
In Filippine, da quando Bongbong Marcos, il figlio del noto dittatore del Paese, si è insediato al governo, sono stati uccisi due giornalisti, l’ultimo poche settimane fa. Ma i governi delle Filippine hanno una lunga storia di omicidi mirati contro giornalisti. Infatti, dal 1986, l’anno in cui il regime dittatoriale di Marcos è caduto, sono stati uccisi 197 reporter, facendo del Paese uno dei posti più pericolosi al mondo per chi fa questo lavoro.
Nel resto della regione, le cose vanno meglio, ma non tantissimo meglio. Singapore e Malesia hanno una legge anti-fake news considerata controversa da alcuni giornalisti per la sua genericità. In Indonesia, invece, c’è una legge contro la blasfemia che rende difficile criticare le religioni, un fattore molto importante nel paese con maggioranza musulmana più popoloso a mondo.
Tra i paesi della regione, il Timor Leste è quello con la migliore libertà di stampa, classificato 17° da Reporter Senza Frontiere. L’Italia, per confronto, è al 58° posto, subito prima della Nigeria.
Italiani in SEA
Fabio Zacà, Hanoi, Vietnam
Fabio e sua moglie, Hai Ha Nguyen, il giorno del loro matrimonio in abiti tradizionali vietnamiti.
Fabio Zacà, 36 anni, originario di Gallipoli, in Puglia, vive ad Hanoi, in Vietnam dal 2013. Ci siamo sentiti per una telefonata, abbiamo parlato di tante cose, qui un estratto delle cose più interessanti.
Qual è stato il tuo primo viaggio in Sud Est Asiatico?
La mia prima volta in Asia è stata tramite l’Erasmus Mundi, a Penang, in Malesia, nel 2009. Fino a quel momento ero molto orientato al mondo anglosassone, ma quando sono andato lí mi sono ricreduto. Ho passato 5 mesi a Penang, poi ho passato un mese in Myanmar. San Suu Kyi era appena arrivata al governo e avevano riaperto il paese da poco. Non c’era copertura telefonica, accettavano solo dollari, non c’erano bancomat e la corrente veniva staccata alle 8 di sera. Un altro mondo rispetto al Myanmar turistico di ora.
Quando hai deciso di trasferirti in Vietnam?
Dopo la specialistica in Inghilterra, mi hanno offerto un tirocinio per Asia Briefing a Pechino, dove studiavo nell’università locale nella quale si formano tutti i giornalisti cinesi. Dopo i primi 3 mesi del tirocinio, mi hanno offerto di andare ad Hanoi e ho deciso di rimanere. È dalla fine del 2013 che sono qui.
Di cosa ti occupi ad Hanoi?
Ho fondato un’azienda che fa da brand ambassador di aziende F&B italiane e di piccole e medie cantine vinicole. Ho anche aperto una gelateria a Da Nang, un posto di mare nel Vietnam centrale.
Cosa ti piace del Vietnam?
La dinamicità. È un paese estremamente giovane!
L’imprenditorialità. Ogni porta letteralmente è una bottega, un café, un salone per le unghie, una spa. Qualsiasi cosa che abbia una potenzialità commerciale qui viene sfruttata.
La cucina. Non c’è distinzione tra dolce e salato, c’è tantissima varietà e la trovo estremamente interessante.
I paesaggi. Amo fare dei giri in moto qui, i paesaggi sono selvaggi, bellissimi!
Il tuo posto preferito in Vietnam?
Da Nang. Vengo da Gallipoli e Da Nang è una cittadina di mare. Mi ricorda lontamente casa.
Cosa ti manca dell’Italia?
Il sapersi prendere delle pause. Qui ogni giorno è lunedì.
Piani per il futuro?
Mi sono da poco sposato con Hai Ha Nguyen, una professoressa di lingue straniere alla National University of Vietnam. Mi piacerebbe vivere metà del tempo qui e metà del tempo in Italia.
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David Carollo, Singapore
David Carollo, 40 anni, originario di Sesto San Giovanni, in Lombardia, vive a Singapore dal 2017. In comune abbiamo avuto la decisione azzardata di spostarci nella città stato senza un lavoro e la determinazione di crearci una vita qui.
Qual è stato il tuo primo viaggio in Sud Est Asiatico?
La prima volta che sono venuto a Singapore era il 2015. Era la prima tappa di un viaggio zaino in spalla lungo un mese. Le altre tappe: Malesia, Australia, e Thailandia. Tutto bellissimo! Avevo conosciuto tanta gente e ho iniziato a pianificare di spostarmi a Singapore definitivamente. C’è voluto un anno di preparativi per lasciare la mia piccola agenzia di comunicazione digitale prima di partire.
Quando hai deciso di trasferirti a Singapore?
Mi sono trasferito qui a Febbraio 2017. È stata una sfida per me. Avevo 3 mesi di visto per trovare un lavoro. L’offerta che ho accettato e che mi ha permesso di rimanere era per lavorare nel digital marketing per un’azienda di cosmetici. Eravamo una cinquantina ed ero l’unico Europeo. È stata molto tosta all’inizio: un’altra lingua, un’altra cultura. Poi ho iniziato a prendere un po’ più di confidenza e sono rimasto nella stessa azienda per 2 anni e mezzo.
Di cosa ti occupi ora?
Da giugno 2021, sono Digital Director a PHD. Un mio conoscente italiano mi aveva parlato dell’opportunità e l’ho presa al volo. Seguo progetti per clienti come Chanel o SC Johnson e mi occupo di gestire sia il team locale che tutti i media team regionali. In più sono il punto di riferimento per il Sud Est Asiatico a livello globale.
Cosa ti piace di Singapore?
Il sistema meritocratico: se sei bravo, riesci ad emergere nel tuo ambiente professionale.
La pulizia e la sicurezza della città, ad ora non ho ancora trovato eguali.
La cultura asiatica in genere mi piace molto, la storia e il cibo in particolare.
Cosa non ti piace invece?
C’è una concezione delle regole che è estremamente alta, troppo. C’è il timore che se fai qualcosa un pochino fuori dalle regole ti senti completamente fuori posto. C’è l’esagerazione di quello che è giusto e quello che è sbagliato. E questo si riflette anche sull’istruzione, dove c’è un’enorme pressione sugli studenti. La scuola dovrebbe essere un periodo in cui sbagliare fa parte del gioco, invece, visto che le scuole costano tantissimo e i genitori a loro volta hanno subito pressioni, anche i figli devono avere le stesse pressioni per eccellere.
Il tuo posto preferito a Singapore?
La riserva naturale di MacRitchie. La prima volta che ci sono stato delle scimmie mi hanno rincorso, ma a livello di bellezze naturali è davvero unica!
Cosa ti manca dell’Italia?
La famiglia, il papà, i miei migliori amici.
Mi manca prendere la macchina, guidare per 2 ore e fare un tuffo in mare.
Mi manca essere un po’ casual e il tipo di relazioni umane che si possono creare in Italia.
E mi manca andare a San Siro a vedere una partita!
Piani per il futuro?
Ad oggi, il piano è rimanere altri 20 anni. Voglio approfittare dell’ambiente per continuare a lavorare in grandi aziende e poi eventualmente trasferirmi in Italia a fare il pensionato. Comprarmi una casettina in campagna, magari una piccola fattoria, coltivare qualche pomodoro. Ma per ora rimango qui.
In breve
Ucraina vs Russia, secondo il SEA. Come ha votato il Sud Est Asiatico riguardo all’annessione dell’Ucraina alla Russia durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite? Laos, Thailandia e Vietnam si sono astenuti dal voto, insieme a soli altri 29 paesi nel mondo. Tutti gli altri invece hanno condannato l’annessione. Riguardo al Laos e al Vietnam, l’astensione non è una sorpresa, visto che i due paesi, con partito unico comunista al governo, sono storicamente sempre stati molto vicini alla Russia.
La Thailandia, invece, pare che si sia astenuta non perché sia a favore dell’annessione, ma perché il voto si è tenuto in un periodo molto delicato in cui una crisi diplomatica potrebbe sfociare in difficoltà nel negoziare una risoluzione del conflitto.
Questa astensione non è molto chiara, visto che la Thailandia ha poco da perdere nelle relazioni diplomatiche con la Russia, che non è nè un partner economico di rilievo, né un fornitore di armi come nel caso del Vietnam.
Women power. L’altro giorno in biblioteca stavo sfogliando un magazine, quando ho letto un articolo sulle tribù Karen presenti in Mynamar e in Thailandia. Le famiglie Karen sono matriarcali. Solitamente dopo il matrimonio, è il marito a spostarsi nella casa della moglie e dei suoi genitori. Le donne sono a capo della famiglia e quando una donna partorisce è uso trattarla “come una regina”. Per un mese, infatti, la neo-mamma non può fare faccende di casa o uscire, in modo che si possa rimettere al meglio dopo il parto.
Women power? Il Sud Est Asiatico è una delle regioni più proattive e progressive nel chiudere il gap delle diseguaglianze di genere in termini di stipendio. Rispetto al 2021, i diversi paesi dell’area sono migliorari del 2.6% nel 2022, eppure, a questa velocità ci vorranno comunque 168 anni per raggiungere la piena parità salariale.
Singapore FinTech Festival. 8 aziende italiane hanno partecipato al Singapore FinTech Festival, il più grande evento del settore al mondo, che ospita più di 60 mila persone. Le startup partecipanti sono state: Cyberneid, Enginius, Geeks Academy, Keyless, My-money, MyAppFree, Opstart and Wavenure. Anche la Banca D’Italia è stata presente per il terzo anno consecutivo.
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