Le notizie (e le curiosità) dal Sud Est Asiatico #13
Proteste in Thailandia, elezioni in Myanmar e molto altro.
Sono sparita per un po’ e per il prossimo mese sarò un po’ assente di nuovo da questa newsletter. Mi dispiace molto, ma sto passando un periodo di forti cambiamenti personali e impegni lavorativi, per fortuna molto positivi, ma che richiedono anche molto tempo da parte mia e delle scadenze da rispettare.
Spero di poter riprendere questa newsletter con costanza una volta sistemate alcune delle cose a cui mi sto dedicando in questo periodo.
Scusatemi per questo periodo e a presto!
Alessia
Proteste in Thailandia
Chi pensava che le proteste fossero una cosa passeggera, si sbagliava di grosso. Da mesi, precisamente da luglio, gli studenti e non solo si sono mobilizzati per protestare contro il governo attuale salito al potere a seguito di un golpe militare nel 2014.
Il modello di protesta è simile a quello di Hong Kong: principalmente giovani e senza leader. Usano i gruppi di Telegram per organizzare gli incontri all’ultimo minuto, rendendo difficile contenere o bloccare gli assembramenti da parte della polizia.
Nel frattempo, così come era successo ad Hong Kong, Amnesty International e Human Rights Watch hanno dichiarato che ci sono state, e continuano ad esserci, delle violazioni dei diritti umani da parte delle autorità. Ad esempio, l’uso di cannoni e di agenti irritanti per contrastare le protoste dovrebbero essere banditi.
A complicare la questione a livello internazionale, c’è il Re e la sua residenza in Bavaria, in Germania. Infatti, il monarca spende la maggior parte del tempo nella sua villa tra i monti tedeschi. Questo suo personale piacere sta ora diventando un problema per la Germania, la sua politica estera e i gruppi di attivisti locali che hanno richiesto che il rientro del Re in Bavaria non sia concesso.
Election Day (ma in Myanmar)
Le elezioni americane hanno tenuto il mondo sospeso per giorni in attesa dei risultati. Nel mentre, in Myanmar, uno stato spesso lontano dalle prime pagine dei giornali, oggi si va a votare. Almeno, solo alcuni andranno a votare: quelli che non fanno parte delle etnie soppresse dalle milizie interne.
Aung San Suu Kyi, nobel per la pace e figlia dell’eroe dell’indipendenza burmese, era salita al potere per essere la voce del popolo che non aveva voce dopo ben 25 anni di dittatura militare. Ma una volta seduta sulla poltrona, questa voce non si è sentita.
Con un genocidio in atto sulle spalle e un governo e un parlamento ancora composti da generali del regime precedente, San Suu Kyi ha perso quell’aurea di beneplacido internazionale. A livello nazionale è ancora molto popolare, ma queste elezioni, per quanto non completamente libere e trasparenti, potrebbero dare un segnale forte ad una leader che non ha mantenuto le promesse fatte.
Per saperne di più sulla sua storia, vi consiglio la sua autobiografia. Ovviamente, non si parla del genocidio dei Rohingya, ma è comunque una lettura molto interessante per capire un paese povero e complesso come il Myanmar.
In breve e curiosità
Photo credits: New York Times
La storia incredibile di due bambini soldato di una tribù in Myanmar raccontata in questo bel reportage del New York Times. Questi gemelli erano ritenuti essere sacri, e in quanto tali sono stati mandati in battaglia per difendere la tribù. Ma ora, da adulti, se la devono vedere con problemi di alcolismo e traumi da guerra.
La pandemia ha messo in evidenza come il nostro normale stile di vita sia poco eco-sostenibile. Eppure, mentre in Europa e in America si iniziano a fare passi verso una maggiore produzione di energia pulita, in Sud Est Asiatico la strada è ancora lunga. Il Vietnam, le Filippine e l’Indonesia sono tra i più grandi produttori di carbone al mondo. Purtroppo, in questa regione con paesi in via di sviluppo in cui fette di popolazione non hanno ancora accesso a nessun tipo di energia, il carbone rimane la fonte più affidabile ed econoomica per far crescere il paese.
Siccome stiamo tutti impazzendo a non poter viaggiare da mesi al di fuori di Singapore, bloccati in un’isola grande quasi la metà rispetto a Roma, si sono inventati un modo per andare in vacanza: una crociera che parte e ritorna allo stesso porto. Non si ferma in nessun altro posto e i passeggeri devono attenersi a tutte le regole anti-covid a bordo.
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